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I 25 anni di Rivablanca, l’atelier del Maestro Artigiano Ivana Penasa

Ivana, hai appena celebrato il primo lustro della tua attività con una sfilata – ricca di proposte e personaggi – nella splendida cornice offerta dal Palazzo Assessorile nel centro storico della tua Cles.
Cosa ha rappresentato per te questo primo lustro di attività?
È sicuramente un obiettivo importante: quando si apre un’impresa non si immaginano traguardi così avanti nel tempo. Questo evento con tre sfilate e intrattenimento per i miei ospiti è stato un modo per festeggiare ed esprimere la mia soddisfazione di aver creato da zero la mia attività.

Ho pensato di celebrare questi 25 anni come tappa importante della mia vita professionale anche per sottolineare il mio entusiasmo nel continuare a progettare il mio lavoro, valorizzando l’impegno di questi anni per cogliere nuove sfide.

Oltre ai risvolti professionali di questo traguardo, ve ne sono anche altri che attengono più alla sfera personale?
Certamente! A livello personale quando ho aperto avevo tante idee, ma la vera evoluzione della mia persona l’ho percepita nei momenti in cui mi mettevo veramente alla prova, affrontando lavori importanti in ambiti non abituali, in cui è stato necessario fare ricerca, approfondire molti aspetti con lo studio di nuovi scenari.

È cresciuta nel tempo, ad esempio, tutta la mia passione per i costumi storici, frutto di una ricerca meticolosa che ho portato avanti nel tempo, ricostruendo anche la storia della Val di Non e dei suoi casati in collaborazione con il gruppo Mechel di S. Lorenzo con cui collaboro oramai da 20 anni.

La mia ricerca e la produzione di costumi storici dell’Atelier spaziano però dal 1400 fino al 1800 italiano e asburgico, interessando quindi complessivamente un arco di tempo e di stili di abbigliamento di 4 secoli!

Proprio nell’intento di celebrare questo sodalizio ho realizzato dei costumi storici del XV secolo.

Inoltre, tra altre creazioni, ho presentato nella mia sfilata questo abito il cui stile risale al XIX secolo asburgico.

Gli abiti da giorno rappresentano per me lo stare al passo con l’attualità e con le tendenze moda, calate però nella vita di tutti i giorni. Ho proposto, ad esempio, le jumpsuit in tutte le fantasie, aggiungendo accessori particolari come borse fatte a mano in materiali riciclati, provenienti da nastri di videocassette, avanzi di tessuto e altri materiali. Ho applicato alla sartoria i principi dell’economia circolare che valorizza gli scarti dei consumi, l’estensione del ciclo di vita dei prodotti e l’impiego di materie prime da riciclo.

L’abito da sposa non poteva mancare nella sfilata: è la produzione di prestigio dell’atelier! Qui la moda non è protagonista, mentre lo è la persona. Quello che più conta è studiare e trovare la cosa più adatta per la sposa attraverso una consulenza a servizio mirata a valorizzare i suoi tratti somatici, il suo stile, la sua personalità, oltre a soddisfare anche i familiari che la accompagnano e la consigliano. L’abito di sposa rappresenta quindi l’esito di questo lavoro e si spinge ben oltre i dettami della moda!

La tua sfilata è stata animata anche da due personaggi noti: che ruolo hanno avuto?
Sì, il comico Lucio Gardin – buon conoscitore di questa terra – è intervenuto per creare un momento di intrattenimento e divertimento, rimarcando il valore dell’artigianato nel suo modo tra il giocoso e l’ironico.

Sono poi particolarmente felice che Melania Corradini, campionessa di sci paraolimpica e mondiale, abbia partecipato come madrina e presentatrice della serata. Ci tenevo tantissimo che una persona del suo carisma e, in più, proprio di Cles, assumesse questo ruolo nell’evento!

Questo evento ha significato molto per me. E’ stato un po’ come mettere in fila le cose che ho curato in questi 25 anni di ricerca e rappresenta sicuramente il segno tangibile della grande soddisfazione che ho raccolto nella mia carriera.